mercoledì 20 settembre 2017

Dagli all'untore

Faccio una premessa: non credo che, come Italia, dovremmo fare i buonisti e accogliere senza controlli e regolamentazione gli immigrati. Il nostro welfare è già abbastanza in difficoltà, sovraccaricarlo e renderlo poco efficace non serve a noi italiani e nemmeno ai nuovi entranti. Capisco che l'italiano medio, che vede gironzolare immigrati sotto casa, non li veda proprio di buon occhio (soprattutto se molti media ci aggiungono un carico di notizie spesso ad arte confezionate), soprattutto se ha visto il suo reddito reale ridursi e magari ha un figlio disoccupato, quando poi, gli immigrati stessi,  non avendo grandi speranze di trovare un lavoro, finiscono anche per delinquere. Sono anche in accordo con Salvini quando dice aiutiamoli a casa loro, salvo non dire che ci costerebbe molto di più (dei famosi 35 euro) ed è molto più complicato, sarebbe più onesto dire quello che realmente pensa: cioè statevene a casa vostra. Ma la domanda importante che bisogna porsi è chi ci guadagna in tutto ciò? Sicuramente direttamente chi gestisce i viaggi della speranza e chi gestisce la accoglienza (bel business), ma non va dimenticata la massima latina: divide et impera, cioè dividi e comanda, ever green delle élite dominanti. Infatti, da che mondo e mondo, la cosa più semplice, quando le cose vanno male, è di scaricare la colpa su un bel soggetto da mettere in mostra e alimentare la guerra tra poveri distogliendo l'attenzione dal vero obiettivo e creando anche competizione al ribasso. Come se la moderna peste (crisi economica) non fosse determinata dai batteri portati dai topi (sistema economico finanziario ed élite economico-politiche prone alla ideologia liberista) ma dagli untori.

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