lunedì 6 luglio 2015

L'equilibro di Nash e la Grecia

Visto che si dice che l'ormai ex Ministro Varoufakis sia un esperto di teoria dei giochi, parleremo appunto di questa e, in particolare, dell'equilibrio di Nash. La nozione di equilibrio di Nash è quella condizione appunto di equilibrio a cui si arriva nei giochi non cooperativi, ovvero dove i partecipanti non possono accordarsi. I giocatori comunque conoscono le regole del gioco e devono massimizzare il loro risultato, maggior vantaggio o minor danno. Un tipico esempio è il  dilemma del prigioniero, dove alla fine si dimostra che l'equilibrio che si raggiunge, equilibrio di Nash, non è quello ottimale che invece si avrebbe se i due potessero accordarsi. Quindi in generale sembrerebbe dimostrato che sia meglio accordarsi, un esempio tipico sono gli accordi collusivi tra due aziende che si accordano per fare cartello invece di farsi una feroce competizione. Nel caso della Grecia sarebbe quindi più logico ragionare e accordarsi piuttosto che farsi prendere la mano da inutili ripicche. La Grecia ha scelto di non accettare le condizioni, quali non è chiaro, ma comunque ha detto no. In particolare ormai va ammesso, lo dice anche lo FMI, ciò che era evidente, bastava fare due conti banali, ovvero che il debito è impagabile e che va ristrutturato. Per il resto un certo tipo di riforme per rendere la Grecia un paese più moderno e meno sciagurato ci vogliono, e comunque va dato il tempo di farle senza deprimere il PIL con massacri sociali inutili, inventandosi per giustificare tali misure dei "moltiplicatori" inventati a piacere. Converrebbe un accordo perché se la Grecia esce dall'euro non si sa che conseguenze ci sarebbero, sicuramente le economie deboli ballerebbero e gli  spread aumenterebbero e ci sarebbero dei maggiori costi per interessi. Lato Grecia uscire dall'euro all'inizio potrebbe essere un grande rischio con una situazione molto critica, poi è probabile che con la dracma potrebbero anche riprendersi, come dice Krugman, anche se la storia insegna che le economie che escono meglio da una svalutazione sono quelle che comunque hanno una struttura economica solida. Insomma la ragionevolezza direbbe che conviene un accordo ma non sono sicuro, visto come è andata la storia dell'Europa negli ultimi decenni, che questo sia quello che succederà. 
Certo per l'Italia comunque vada ci saranno delle ripercussioni, quello che non riesco a capire è perché (siamo una nazione che è il secondo produttore industriale e il terzo per il PIL nell'area euro) non contiamo praticamente niente quando, come ho sempre affermato, la vera politica si fa in Europa o se ne esce.

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