lunedì 13 luglio 2015

La solitudine dei numeri uno

Un accordo alla fine è stato raggiunto, almeno al momento l'eurozona è salva. Dei numeri uno dei vari paesi esce al momento vincitrice la Merkel che evita il peggio, l'uscita della Grecia, ma con un accordo molto stringente che non è una vittoria per Tzipras. Su quest'ultimo, che sarà la storia a giudicare, mi permetto di dire che il referendum, di cui ero dubbioso, non mi è sembrata una scelta del tutto azzeccata. Mi spiego meglio, io sono un convinto sostenitore che su alcune questioni la democrazia diretta sia giusta, ho infatti spesso firmato per vari referendum proposti in passato, in particolare dai Radicali. Non credo che quando si tratta di questioni molto complesse o tecniche sia un buon metodo e, nel  caso della Grecia, non si è capito bene per cosa hanno votato. La democrazia è essenzialmente, citando Popper, una scelta di leadership, quindi tali leadership devono, in virtù del mandato, aver il coraggio, politico e storico, di alcune scelte, altrimenti sarebbe da un lato troppo facile o d'altra parte troppo confuso il loro ruolo, per questo ho intitolato il post come la solitudine dei numeri uno. Non mi pare anche che l'accordo sia una grande vittoria di Hollande che, comunque, non ha mai dimostrato di essere all'altezza, e neanche di Renzi che ha meno carisma internazionale di Monti. Data la situazione non credo che si potesse raggiungere un diverso accordo, tra l'altro non c'è la ristrutturazione richiesta da Tzipras del debito e quindi forse si poteva raggiungere un accordo prima senza esacerbare  le posizioni. Non so cosa succederà adesso in Grecia, se Tzipras rimarrà con una diversa maggioranza o altro, certo è che anche i Greci debbono capire che non esistono "pasti gratis", anche se aggiungo che le colpe delle banche che hanno prestato i soldi a go-go sono state nascoste dalla propaganda anti greca. Comunque lo sviluppo di un paese richiede miglioramenti istituzionali, culturali e di far emergere le risorse migliori del paese anche al comando e, infine,  capire e valorizzare le risorse distintive tipiche del paese, insomma un lavoro lungo e serio, di cui anche in Italia avremmo molto bisogno.

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