giovedì 19 febbraio 2015

La guerra di "Troika".

Come nelle migliori tradizioni in questi giorni si sta consumando una ennesima tragedia greca, sulla guerra di«Troika». La situazione è questa: la Grecia ha un debito pubblico in valore assoluto non molto elevato date le dimensioni del paese, poco più di 300 miliardi di euro, ma molto alto in rapporto al PIL, siamo quasi al 180% del rapporto debito/ PIL. Da semplici considerazioni matematiche, per ricondurlo a valori più consoni, ci sono due possibilità: a) aumentare il PIL in maniera sensibile tenendo sostanzialmente fermo il debito (ovvero saldo zero tra entrate uscite dello Stato) sempre che gli interessi non vadano alle stelle; b) diminuirlo con un forte saldo primario (entrate> uscite dello Stato). 
Purtroppo, come ho più volte detto, nel PIL è compresa la spesa pubblica per cui nel primo caso è difficile far aumentare il PIL, soprattutto in una situazione di crisi, senza un forte intervento almeno iniziale dello Stato, per cui anche nel secondo caso si rischia che, come è successo per effetto delle politiche imposte dalla Troika, diminuendo molto le spese dello Stato si diminuisce il PIL, facendo di fatto aumentare il rapporto debito PIL, come è anche successo in Italia con il governo Monti. 
Di soluzioni tecniche ne sono state proposte molte, di fatto la situazione è abbastanza insostenibile, una soluzione ovviamente è quella di uscire dall’euro, in questo caso almeno una parte del debito si trasformerebbe in dracme e automaticamente si ridurrebbe, ma probabilmente non basterebbe perché poi la situazione con i mercati finanziari peggiorerebbe con aumenti dei tassi e quindi probabile necessità di un default. Credo che questa soluzione non piaccia a nessuno, ergo, si arriverà ad un compromesso che prenderà tempo. Il punto in questione, tra i contendenti Grecia e Troika, non è solo il debito ma le politiche che Tzipras ha promesso in campagna elettorale che sono in forte discontinuità con quelle della Troika che, a questo punto, non può accettare tale cambiamento, insomma entrambi non posso perdere la faccia. Quindi sono pronto a scommettere su un compromesso che salvi la faccia, almeno formalmente ad entrambi, una soluzione transitoria in attesa degli eventi, chissà un miracolo del QE di Draghi. Tutto ciò, comunque, continua a dimostrare che questa politica europea di così corto respiro non può durare, date pure tutte le colpe che volete ai Greci (che sono saliti sul treno dell'euro pensando che fosse un vagone di 1^ prima classe e si sono trovati in un vagone blindato) ma che ha fatto la Germania dopo la prima crisi? Si è preoccupata di fare rientrare le sue banche dal credito verso la Grecia scaricandolo sugli altri (credito verso Grecia dell’Italia passato da circa 2 miliardi a 40 e forse più), come diremmo a Roma «una sola». Se questo è lo spirito dell’Europa, ovvero cercare di fregare il tuo vicino, «paraculismo» diremmo sempre da noi, nessun spirito di solidarietà, nessuna volontà di costruire un percorso comune, mi domando: i nostri politici italiani quando capiranno che sino ad oggi, ovviamente anche per colpe e miopie tutte nostre, dove è stato ed è il vantaggio di rimanere in questa unione monetaria senza anima?

Nessun commento:

Posta un commento