lunedì 8 settembre 2014

Diagnosi, malattie e terapie

Non sono un esperto di medicina ma possiamo dire, in generale, che  un medico per prima cosa analizza  i sintomi e i dati del paziente. Questo gli dovrebbe consentire una diagnosi della malattia, cosa ovviamente non facile. Una volta individuata la malattia si procede con la cura. Anche in questo caso la scelta  è difficile perché non tutte  le cure sono adatte a tutti i pazienti e, spesso, esistono cure alternative per la stessa malattia  che vanno testate e il cui effetto va verificato sul paziente. A volte le cure non esistono o sono poco sperimentate e si procede, quindi, in base alla sensibilità del medico e anche alle  decisioni del paziente. Riportando questo anche alla economia per prima cosa si dovrebbero vedere i dati e i sintomi. Ora, dopo che si era avviata la crisi economica, per effetto della crisi delle banche americane e  al blocco del circuito bancario a causa  delle quantità massicce di derivati ed altri titoli di pessima qualità nei bilanci di moltissime banche europee, i sintomi e i dati indicavano nel tempo: una caduta dei consumi e degli investimenti, un aumento della disoccupazione, il crollo del credito. Insomma una situazione tipica di inversione del ciclo e l’incamminarsi verso quella che Keynes chiamava «trappola della liquidità». 
Negli Stati Uniti, la Fed dopo aver attuato una serie di misure, anche discutibili, di salvataggio delle  istituzioni bancarie, ha proseguito con una politica monetaria espansiva per rilanciare l’economia e lo stesso dicasi  ha fatto il governo americano, anzi  alcuni economisti, vedi Krugman post  Uscire da questa crisi adesso!, hanno anche criticato che tali misure erano anche troppo timide. 
In Europa invece che si è fatto e detto? Si è parlato di austerità, anche espansiva una specie di ossimoro, e si sono attuate tutta una serie  di misure completamente opposte a quello che i sintomi indicavano, fino al capolavoro di masochismo rappresentato dal «fiscal compact». Qualcuno potrebbe dire che non erano chiari i sintomi o c’erano divergenze sulle cure, ma il fatto che sulle cure una quantità enorme di economisti sosteneva il contrario qualcosa voleva pur dire. Tra l’altro assistiamo ad una retromarcia dei  "liberisti", vedasi gli ultimi articoli di Tabellini e Alesina che, visto il peggiorare dei sintomi, hanno quasi completamente cambiato opinione e chiedono politiche espansive. Tra l’altro in economia, come in altri campi sarebbe bene differenziare e, quindi, adottare un mix di politiche mi sembrerebbe saggio. Per cui le manovre monetarie di Draghi, per altro  ancora timide per motivi politici (opposizione della Germania), da sole non basteranno ad alimentare la domanda ed è necessario un piano di investimenti pubblici a livello europeo e probabilmente dell’altro ancora. A questo punto delle due l’una, o si capisce che dopo gli evitabilissimi errori è venuto il momento di cambiare, e se ne convincono tutti, oppure se dobbiamo rimanere cosi sul Titanic che affonda, tanto vale cercarci la scialuppa  e abbandonare la nave dell’euro.

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