lunedì 1 settembre 2014

Luca Ricolfi - L'enigma della crescita

Il libro che recensiamo oggi è L'enigma della crescita, Mondadori, 2014.
Il tema su cui si cimenta questa volta il sociologo Luca Ricolfi, che insegna Analisi dei dati  alla Università di Torino ed è  autore di molti libri di divulgazione su temi economici e sociali, è la crescita. 
In una prima parte, l’autore,  elenca ed analizza  gli studi economici sul tema,  per poi proseguire con gli studi da parte degli statistici/demografi  sulla evoluzione delle popolazioni, sia animali sia altri organismi, ad es. le piante. Dall’analisi comparata di questi studi e dai dati da lui elaborati, l’autore cerca di individuare sia gli elementi che caratterizzano lo sviluppo economico e sia la forma che questo sviluppo prende. Il suo studio è comunque dedicato ai paesi più sviluppati e al periodo che va dal 1995 al 2007, essendo l’ultimo periodo caratterizzato dalla profonda crisi che tutti viviamo ancora oggi. Dall’analisi dei dati,  per Ricolfi, i fattori che determinano in un paese, in positivo o in negativo, la crescita, risultano essere: il capitale umano (ovvero il livello qualitativo/formativo delle risorse umane), il sistema istituzionale (principalmente economico), la tassazione sulle imprese e il lavoro, gli investimenti esteri, e il livello del reddito. Mentre i primi, cosiddetti fondamentali, contribuiscono positivamente alla crescita,  con pesi diversi e in funzione ovviamente del loro valore, l’ultimo, il reddito o benessere, influisce in maniera considerevole in modo negativo, cioè tanto più è alto tanto meno un paese può avere tassi di crescita elevati. In definitiva, sostanzialmente, Ricolfi  conferma, nell’andamento, il modello neoclassico di Solow, e cioè che i paesi tendono con il tempo e con l’aumento del reddito pro-capite a diminuire la crescita. Tale andamento può essere più o meno veloce a seconda dei fondamentali  e, inoltre, sempre in funzione di questi ultimi varia il reddito finale, ovvero quello al di sopra del quale non dovrebbe esserci più crescita. Quindi un paese può, migliorando i suoi fondamentali, rallentare la corsa verso la diminuzione  della crescita, ma i dati sembrano confermare che, al di là della crisi recente,  tutti i paesi i sviluppati si erano comunque incamminati verso una fase di declino dello sviluppo.
Alcune considerazioni: il libro è comunque interessante e anche se, pur essendo divulgativo, richiede una dose di attenzione per districarsi nei vari passaggi, anche matematici, che necessitano comunque un certo impegno.   Ovviamente non sono in grado di fare critiche  alla sua analisi dal punto di vista quantitativo, anche se, come tutti i modelli è comunque una semplificazione di una realtà economica che, per forza di cose, è molto più complessa.  Su molte indicazioni concordo e anche, credo, buona parte degli economisti; ritengo che,  comunque, sottovaluti, in qualche passaggio, il ruolo della crisi ed inoltre, quello che altri studi mettono in evidenza, cioè l’importanza del fattore tecnologico come strumento di sviluppo.

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